Francia, Thomas Voeckler sul dominio UAE Emirates: “Rende le cose insostenibili per le altre squadre – Tadej Pogačar? È fantastico, ma anche noioso”

Dopo una lunga esperienza da corridore professionista, Thomas Voeckler è rimasto nel mondo del ciclismo, prima come opinionista e poi come Commissario tecnico della Nazionale francese maschile su strada. L’alsaziano è ancora alla guida dei “bleus”, che negli ultimi anni hanno raccolto alcune soddisfazioni, sotto la sua guida: ai Giochi olimpici di Parigi 2024 sono arrivate le medaglie di argento e di bronzo nella prova in linea (con Valentin Madouas e Christophe Laporte), e al recente Europeo di Drôme-Ardèche 2025 è maturato il terzo posto del giovanissimo Paul Seixas. Tutto sommato, quindi, il bilancio della gestione-Voeckler fin qui può essere visto con aspetti positivi.

“Quest’anno, sia ai Mondiali che agli Europei, siamo stati in gara, anche se lo siamo stati alle spalle di Tadej Pogačar e Remco Evenepoel – le parole di Voeckler, oggi, 46enne, in un’intervista concessa a Cyclism’Actu – La soddisfazione più grande è stata la prestazione di Seixas. Agli Europei avevamo costruito la tattica intorno a Romain Grégoire, sapendo però che se non avesse funzionato, gli altri avrebbero potuto muoversi liberamente. Paul ha demolito ogni aspettativa. E alla sua età, la cosa è incredibile. A me non piace tornare a casa senza aver vinto, ma, oggettivamente, abbiamo fatto una grande gara come Nazionale“.

Voeckler si sofferma sullo stato del ciclismo francese, in termini di grandi nomi: “Fra il 2020 e il 2021 ci sono state settimane in cui eravamo primi anche nella classifica mondiale – il commento del tecnico francese, vincitore di 44 corse nella sua carriera da atleta – Nel 2024 siamo scesi al quinto posto e quest’anno siamo rimbalzati fra il quarto e il settimo posto. Questo dimostra quanto si sia alzato il livello negli ultimi anni e soprattutto quanto pesi avere un corridore capace di vincere tanto e, di conseguenza, di fare tanti punti. Senza uno o due atleti che vincono spesso, è praticamente impossibile lottare per i primi posti in questa classifica. In Francia comunque ci sono due corridori che stanno emergendo, Seixas appunto e Paul Magnier. Hanno stili diverse, ma sono talenti enormi”.

Uno di “quei” corridori che vince spesso è il già citato Pogačar, il cui dominio ha fatto alzare più di qualche voce polemica nelle scorse settimane: “Lui è fantastico, quello che riesce a fare è incredibile, e lo fa con una semplicità e con una gioia di correre che non può che causare un enorme ammirazione. Però, sì, è anche noioso. Agli Europei, l’interesse per la corsa era legato a chi sarebbe arrivato terzo. Non penso che sia una cosa ideale per una gara e per la sua incertezza. In più, il dominio della UAE Emirates XRG crea molti aspetti complicati per le altre squadre. Se una squadra prende tutti i migliori talenti, ha le risorse per fare tutto al massimo e probabilmente opera in termini finanziari diversi rispetto alle formazioni sponsorizzate da aziende ‘tradizionali’, alla fine saltano le regole del mercato. Oggi, per stare fra le prime 10 squadre al mondo, hai bisogno di fondi che sono raddoppiati rispetto a cinque anni fa. Non è sostenibile per tutti”.

Negli ultimi giorni si è parlato spesso dell’introduzione un tetto alle spese (o, per dirla in maniera internazionale, del “budget cap”): “Potrebbe aiutare, ma servirebbe che tutte le parti in causa siano convinte di adottarlo – il pensiero di Voeckler – In altri sport si è visto che, nonostante la presenza di un limite agli stipendi, ci sono stati comunque degli abusi. Il problema è che i tanti soldi che sono arrivati nel mondo del ciclismo hanno causato un aumento di tutto: salari, spese, richieste. E alcune aziende nel ciclismo non investono più, perché dovrebbero investire troppo rispetto a prima. Prima di tutto bisognerebbe frenare questa “inflazione”, ma è una cosa che richiede una enorme intesa fra squadre, UCI, organizzatori e altri attori”.

Chiedere soldi agli spettatori potrebbe essere una soluzione? “Penso che il ciclismo debba rimanere gratuito – la risposta di Voeckler – È una cosa simbolica, ma molto importante. Ma si può anche immaginare di allestire qualche zona, molto limitata, a pagamento, magari da destinare agli sponsor o comunque a personalità importanti, in modo da muovere gli affari. I diritti televisivi? In realtà bisogna dire che ci sono alcune corse che pagano per essere trasmesse, e non il contrario, Gli organizzatori possono anche guadagnare da qualche corsa, ma perdono denaro per molte altre. Certo, si può pensare a una redistribuzione delle risorse che ci sono attualmente, ma la cosa non riporterebbe in equilibrio la bilancia fra una squadra come la UAE e una più piccola”.

Speranze per il 2026? “Spero in un po’ più di incertezza – le parole di Voeckler – Io adoro Pogačar, ma quando c’è lui, l’emozione legata alla corsa è spesso limitata. E questo porta anche alcuni corridori ad evitare le gare in cui c’è lui al via. Per la Francia, sono ottimista. Abbiamo diversi giovani che sono pronti a fare un passo importante in avanti: Grégoire, Magnier, Kevin Vauquelin… Se tutti loro, o anche solo alcuni, diventeranno stabili contendenti per le vittorie importanti, avremo una grande stagione. In ogni caso, un 2026 meno prevedibile sarebbe perfetto”.

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